BY WIRED.IT
Bose, colosso statunitense nella vendita di apparecchiature audio, ha annunciato la chiusura di ben 119 negozi fisici. Il commercio passerà interamente all’online store.
La chiusura di più di cento negozi Bose tra Europa, USA, Australia e Giappone è una di quelle notizie a cui bisogna abituarsi. Non si tratta, infatti, della classica mossa di una società in grosse difficoltà economiche o addirittura in odore di fallimento che cerca di ridurre i costi per sopravvivere. Stiamo parlando di un gigante del commercio in piena salute, che ha preso questa decisione semplicemente per i guadagni sempre maggiori derivanti dal settore e-commerce.
Un segnale dei tempi e una naturale conseguenza dell'imponente ed esponenziale digitalizzazione del commercio. La scelta inoltre è ben definita: chiusura dei negozi nel cosiddetto “nord del Pianeta”, nelle zone più avanzate del globo, e mantenimento degli store fisici in Paesi meno occidentalizzati e in cui l’e-commerce non è ancora diffuso, come India, Cina, sud-est asiatico e altre zone dell’Asia.
Il primo negozio della compagnia fu aperto nel 1993 negli Stati Uniti, “A quei tempi era un’idea drastica, ma ci siamo concentrati su ciò di cui i nostri clienti avevano bisogno e su dove ne avevano bisogno – e oggi stiamo facendo la stessa cosa”, afferma Colette Burke, vicepresidente della divisione vendite globali di Bose.
Oggi i prodotti del gruppo sono venduti soprattutto attraverso grandi piattaforme e-commerce come Amazon, Best Buy, Target, e, secondo i dati del sito ecommerceDb, nel 2018 lo stesso sito del gruppo ha riportato vendite per 164,9 milioni di dollari, su un fatturato complessivo di 4 miliardi di dollari.
La decisione di chiudere i negozi avrà certamente un impatto su centinaia di dipendenti che vi lavorano, ma la compagnia non ha ancora reso noti i numeri precisi dei licenziamenti. Ad oggi, Bose occupa circa 9mila dipendenti totali in tutto il mondo, di cui il 65% tra America del Nord e America del Sud, il 13% in Europa e il 22% nell’Asia Pacifica.